Jump to content

Development Cooperation Handbook/Stories/Family Homes Movement

From Wikibooks, open books for an open world
  Youtube ⇒ [1]

Family Homes Movement
Freetown, Sierra Leone
December 2010


Location  FREETOWN, SIERRA LEONE 

Date-Time:  DECEMBER 2010

Name and description of the Organization leading the project: Family Homes Movement (FHM) 

Kind of Organization (Legal Status) NGO No Profit

Nationality SIERRA LEONE

Official address: 51 Lower Personage Kissy Street, Freetown , Sierra Leone

Contact E-mail

Web site: http://www.thefhm.org/ITA/Benvenuto.html

Location of Operations and Activities: Mayenkineh, Sussex, Lakka, Bumbuna, Makeni, Lungi, Kissy (Sierra Leone)



Father Giuseppe Berton is an Italian Missionary of the Xaverian Order, who has been living in Sierra Leone for over forty years. He founded the Family Homes Movement, Sierra Leone, a movement which started in Bumbuna in the early 1980s , whose main aim is that of giving parental care and education to children in particular need. During the civil war Father Berton and FHM saved and rehabilitated into social life more than 3000 child soldiers. Now the movement is present in many areas of Sierra Leone like Mayenkineh, Sussex, Lakka, Bumbuna, Makeni, Lungi.

Very recently (2012) Father Giuseppe Berton co-founded, together with Roberto Ravera, the Family Homes Movement, Italy, the Italian sister of FHM Sierra Leone. Based in Italy, it has been founded by the cooperation between Father Giuseppe Berton and Roberto Ravera (Director ASL 1 Imperiese, Italy). They are working together, following the recent scientific theories in terms of psychology and psychopathology, for projects of rehabilitation and social, professional, scholastic inclusion of abandoned children.

Padre Giuseppe Berton, “Bepi“ per gli amici, nato a Marostica nel 1932, da oltre 40anni è missionario saveriano in Sierra Leone. Laureato a Glasgow in filosofia morale e logica, dal 1964 al 1966 inizia la sua missione in Sierra Leone dove dal 1972 si stabilisce definitivamente. Nel 1985 a Bumbuna, città dell’entroterra, dà vita al Family Homes Movement (Movimento Case famiglia), con un gruppo di famiglie locali che ospitano bambini e minori in difficoltà nelle loro case o in alloggi di prima accoglienza. Undici anni dopo, nel 1996, il movimento viene riconosciuto dallo stato della Sierra Leone. Durante la guerra civile, il Family Homes Moviment ha accolto e reinserito nella società circa 3000 bambini soldato.
Terminata la fase degli aiuti umanitari richiesti dal sanguinoso conflitto, Padre Berton e i membri della Family Homes Moviment capiscono che la vera emergenza della Sierra Leone è quella educativa. Così, accanto all’attività di accoglienza prestata a circa 300 ragazzi e ragazze di strada o in difficoltà, nel 2004 nasce la Holy Family School e, nel gennaio 2008, la Holy Family Vocational school.
See also Family Homes Movement (FHM) and  Good practices - Family Homes Movement (FHM), education in poor and violent context (Sierra Leone)


LIFE DOES NOT LOSE ITS VALUE - Documentary film about Father Berton and the former child soldiers of Sierra Leone

[edit | edit source]
LIFE DOES NOT LOSE ITS VALUE - This Documentary is not about child soldiers, it’s about what happened to some of them, ten years after the civil war that ravaged Sierra Leone (1991 – 2002). Wilma Massucco has met some former child soldiers of Father Giuseppe Berton (Sisqo, Tejan, Betty, Abu), a girl who survived the rebels’ attack (Daniella) and another girl who remained prisoner in the jungle for many years (Finda) and representatives of the Family Homes Movement (Margaret, Fofanah, Ernest), and she has discussed with them about what happened "before" and "after" the meeting with Father Berton. The various interviews alternate in the discussion with Father Berton, who interacts also with Roberto Ravera, a psychologist who worked with FHM through Research projects aimed to analyze the effect of trauma in child soldiers.

The purpose of the Documentary is not just to expose the tragedy of child soldiers, a phenomenon still diffused in many Countries, and to give evidence – through Father Berton and FHM - of an exemplary educational model. Going thoroughly into the suffering of child soldiers, this film takes the viewer to identify with his own sense of loneliness, his fears and disvalue about his life, and also helps to have an intuition of how to redeem this suffering.

For more information www.bluindaco.org -

ipTuqYd0Y7Q |300}}

TRAILER of the FILM, ITALIAN LANGUAGE

7NVhqZqTJMk |300}}

TRAILER of the FILM, ORIGINAL LANGUAGE

Interviews

[edit | edit source]

Father Giuseppe Berton - VIDEO Interview - How to develop no feeling of separation between "the ones" and "the others"?

[edit | edit source]

 Giuseppe "Bepi" Berton 
File:Padre Bepi Berton - Foto W. Massucco.jpg 
 

Interview by Wilma Massucco

People who are rich in material goods, as those coming from advanced Countries, usually believe that people living in advancing countries are poor by definition. As a matter of fact, the richness of people living in poor condition, as those of Sierra Leone for example, is great, if you consider their human values. In spite of that, however, this kind of prejudice usually implies a strong feeling of separation between “the ones” and “the others”, and a consequent stiffening in feeling the difference.

In the opinion of Father Giuseppe Berton, this attitude is very common with NGOs and experts of development as well. He suggests that the only way to overcome this feeling of separation is to share the same way of living, and to build mutual and interactive relations of friendship between locals and internationals. If not, it’s likely a wall of incommunicability will be built among locals and internationals, even if they share the same work or the same house or are Partners of the same International Cooperation project.

| {{#ev:youtube| iyBK6d0KUZE |300}} |}

A Mother living in the Family Homes Movement - Video interview

[edit | edit source]
One of the Mother living in the Family Homes Movement tells her story XzMAA6Px89I |300}}

Father Maurizio Boa (Murialdo Home, Kissy, Freetown) - Video interview

[edit | edit source]
Francesco interviews Father Maurizio Boa at his home Kw3Ehvb5LSs |300}}
Francesco interviews Father Maurizio Boa in the car b3D-cpbNIbM |300}}
Father Maurizio Boa caring for the children -aiIQngXbg0 |300}}
La storia della bambina a cui e' stata tagliata una mano N4AikduQ7Kw |300}}

Interview to Father Giuseppe Berton - written edition (Italian language)  

[edit | edit source]

    Intervista a Padre Giuseppe Berton 
  COME SUPERARE IL SENSO DI SEPARAZIONE TRA "NOI" e "LORO"? 
  di Wilma Massucco 
Padre Giuseppe Berton, “Bepi“ per gli amici, nato a Marostica nel 1932, da oltre 40anni è missionario saveriano in Sierra Leone. Laureato a Glasgow in filosofia morale e logica, dal 1964 al 1966 inizia la sua missione in Sierra Leone dove dal 1972 si stabilisce definitivamente. Nel 1985 a Bumbuna, città dell’entroterra, dà vita al Family Homes Movement (Movimento Case famiglia), con un gruppo di famiglie locali che ospitano bambini e minori in difficoltà nelle loro case o in alloggi di prima accoglienza. Undici anni dopo, nel 1996, il movimento viene riconosciuto dallo stato della Sierra Leone. Durante la guerra civile, il Family Homes Moviment ha accolto e reinserito nella società circa 3000 bambini soldato.
Terminata la fase degli aiuti umanitari richiesti dal sanguinoso conflitto, Padre Berton e i membri della Family Homes Moviment capiscono che la vera emergenza della Sierra Leone è quella educativa. Così, accanto all’attività di accoglienza prestata a circa 300 ragazzi e ragazze di strada o in difficoltà, nel 2004 nasce la Holy Family School e, nel gennaio 2008, la Holy Family Vocational school.

 
  Come si fa a superare quel senso di separazione che spesso si prova tra “noi” e “loro”?
C’è sempre quel senso di credere che “loro” non abbiano. Hanno, diversamente da noi, ma hanno. Non avranno ricchezze materiali, ma hanno ricchezze umane, differenti dalle nostre, strutturate differentemente. Sono ricchi dal punto di vista umano. Questo deve indurti dunque ad un rispetto profondo nei loro confronti. 
In pratica, però, come si fa a colmare davvero questa separazione?
Ci sono due modi di avvicinarsi alla gente del posto, qui in Sierra Leone.
Puoi rimanere ancorato al tuo ambiente, e andare verso di loro restando uno straniero, per la vita. Allora sarai sempre dentro la dicotomia “noi” e “loro”. In genere questo è l’atteggiamento delle ONG straniere. Hanno il loro club, il loro modo di vivere, il loro modo di discutere. Sentirai sempre, nei loro discorsi, “loro”.
Oppure puoi accettare la convivenza, ma allora devi accettare anche la convivenza fisica, e questo solo ti permetterà di amalgamarti a loro. 
Di quale convivenza fisica parli?
Che convivenza fisica puoi fare in quattro mesi, facendo l’infermiera in un ospedale, all’europea? Sei sulla stessa corsia, ma quale delle infermiere internazionali è vissuta in una casa di una loro collega infermiera locale, uguale in tutto eccetto che nel colore della pelle? Io sto qua e tu stai là, e facciamo le infermiere lo stesso. Facciamo la stessa iniezione, certo, ma di comune tra noi due c’è solo il modo di fare l’iniezione. Non è un’amicizia in profondità, per cui tu ti senti di dire: “Adesso vengo a casa tua, sto con te, mi fai conoscere tua madre, tuo zio, mi fai vedere i tuoi bambini, chissà se sei sposata”. Anzi, spesso succede che gli internazionali si lavino le mani, dopo che i locali se ne vanno via, perché pensano di essersele sporcate.
Un tipo che è venuto qui in Sierra Leone, un giorno mi ha detto: “Mi hanno raccomandato di non dare la mano perché possono esserci i lebbrosi; mi hanno raccomandato di non stare troppo vicino alle persone, quando parlano, perché possono esserci i tubercolotici; mi hanno raccomandato di stare attento, quando vado a fare il bagno in mare ….”. Gli ho risposto: “Va bene, ritornerai al tuo Paese sano fisicamente ma malato mentalmente. Non avrai acquisito niente. Anzi, ti sarai indurito nell’essere differente”.
La convivenza implica la necessità di stare insieme, ma allo stesso livello loro, non al livello tuo. Naturalmente questo non implica che tu debba rinunciare alla tua cultura, al tuo modo di fare, alle tue necessità igieniche. Semmai è il contrario, tu cercherai di portare ai tuoi livelli anche loro, ma senza forzature di separazione tra “te” e “l’altro”.
Sai, si può vivere insieme anche mantenendo un muro tra uno e l’altro.
 
 

Interview to Father Giuseppe Berton, pdf version  

[edit | edit source]

Click here for the pdf version of the interview: HOW to DEVELOP NO FEELING OF SEPARATION BETWEEN "US" AND "THEM"? 

Link to Issues

[edit | edit source]

This interview - Reference (------) in List of references for link to Manuals, has provided useful information, linked to the following Issues: